Cos'è la meditazione (relazionarsi coi propri pensieri)
Per noi occidentali meditare significa ripensare e ragionare sulle cose accadute e che devono accadere, quando ci viene detto ad esempio “Medita su ciò che hai fatto”. Nella cultura orientale invece meditare è distaccarsi dai pensieri, svuotare la mente. Come spiegheresti questi due approcci così distanti?
R: Ricordi quando da bambino/a ti dicevano “Prima di parlare, conta fino a 10?”Ecco, era davvero un ottimo suggerimento; peccato che non ci dicessero cosa fare di quei 10 secondi.
Meditare ci permette di allenare la mente a creare spazio. Uno spazio di analisi e comprensione che ci permette di scegliere la migliore risposta per il benessere nostro e di chi ci sta intorno.
Uno spazio in cui rispondere consapevolmente piuttosto che reagire senza controllo agli eventi che l’ambiente, in continuo mutamento, ci presenta.
Credo che l’errore sia innanzitutto semantico “Medita su ciò che hai fatto” viene erroneamente preso come sinonimo di “Riflettere” a cui dobbiamo aggiungere poi l’errata convinzione che la meditazione sia una tecnica per svuotare la mente; ma non lo è.
La cultura orientale e quella occidentale sono profondamente diverse e possono influenzare lo sviluppo del cervello; basti pensare alle differenti aree cerebrali attivate dal linguaggio e dalla comunicazione tra oriente ed occidente.
Così anche i modi di vedere la realtà sono diversi. In Occidente si tende a studiare la psiche utilizzando un metodo esatto, una scienza: la psicologia. L’Oriente è diverso, in quanto vede l’uomo come composto da corpo e spirito, che, nell’insieme, costituiscono la psiche. Le culture occidentali ed orientali, di fatto, si scontrano spesso per modo di pensare e vivere.
“Una delle più assodate teorie psicologiche definisce gli occidentali come una cultura individualista, orientata verso il singolo e le sue aspirazioni; al contrario, la cultura orientale è definita collettivista: il benessere della comunità si antepone alle aspirazioni del singolo. Cultura individualista e cultura collettivista sono solo i due poli delle molte differenze che dividono occidentali ed orientali”.
Se è vero quindi che la visione abituale ed automatica della realtà può differire tra un oriente ed un occidente, ci si incontra inesorabilmente nelle motivazioni che guidano alla meditazione ed ai suoi benefici.
Comune è infatti la necessità di non identificarci con i nostri pensieri. Un pensiero è diverso dal pensare. Uno è il contenuto, l’altro l’azione.
Possiamo scegliere di non pensare? La risposta è NO, ma .. possiamo scegliere di pensare quel pensiero o meno.
Come?
Allenandoci a non lasciarci coinvolgere dai pensieri che arrivano spontaneamente a causa di quei processi attivi per ABITUDINE nella nostra mente.
Imparando a non identificarci coi pensieri che sorgono ma domandandosi al loro arrivo: “Chi ha detto che questo pensiero sia vero? Sia valido? Questo pensiero dovrebbe essere vero soltanto perché è mio? La risposta è no!”.
Non sappiamo se l’interpretazione che fanno i nostri pensieri sulla realtà sia corretta; anzi, spesso non essendo presenti e consapevoli di come la nostra mente applica pregiudizi e considerazioni automatiche siamo di fronte a pensieri non in grado di rappresentare la realtà circostante.
Diventando familiari con gli strumenti che ci permettono di non essere sempre e costantemente schiavi dei meccanismi della mente inseriamo nella nostra esperienza spazio, chiarezza ed intelligenza limitiamo la nostra reattività e ci garantiamo maggiori opportunità di benessere.
Perché è importante questo addestramento mentale?
Per avere più risorse a nostra disposizione ed aumentare la nostra zona di resilienza, nella quale le nostre capacità cognitive sono ottimali ed efficaci!
Immaginiamo la nostra mente come un fiume, un corso d’acqua perenne che scorre, alimentato da sorgenti e piogge (cause e condizioni) in cui si rincorrono sassi, fango, alghe e animali (pensieri, ricordi, preoccupazioni, progetti) ..
Ecco, per vedere davvero ciò che ora viene trasportato dal fiume - per avere una visuale migliore, più ampia - dovrò allontanarmi, raggiungere la riva, e non rimanere immerso in acqua.
Dovrò osservare a distanza.
Così questa saggezza – distanza e osservazione – praticata e resa abitudine darà vita a quel SILENZIO che ancora non immaginiamo quanto sia POTENTE.
credits: @yt_yogatrainer
L'AUTRICE DELL'ARTICOLO
Stefania (@yt_yogatrainer)
Laureata in Economica e Marketing, dopo un Master Universitario in Neuroscienze, Mindfulness e Pratiche Contemplative nella vita insegna yoga e meditazione e si occupa di formazione, sviluppo e valorizzazione delle risorse umane e delle organizzazioni aziendali.
Grazie ad una formazione continua in Italia, Indonesia ed in India è insegnante certificata di Hatha Yoga ed Ashtanga Vinyasa Yoga edè diplomata come Mindfulness Educator e Brain Longevity® Specialist.
Alla conoscenza delle diverse complessità che viviamo quotidianamente nel mondo del lavoro che, oggi ancor più, richiede ad ogni livello di attingere a specifiche soft skill di crescita e resilienza, ha unito la passione per pratiche, come yoga e meditazione, rivolte allo sviluppo di uno stabile equilibrio emotivo ed un maggior benessere psico-fisico dando vita al progetto Yoga Trainer.
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