Quali sono i principali stili di meditazione

PARTE III
Negli articoli precedenti Stefania ci ha spiegato cosa è la meditazione e i suoi benefici. Successivamente abbiamo visto come avvicinarci, come iniziare a meditare.
La nostra terza domanda per Lei riguarda i tipi di meditazione, vediamo cosa ci ha risposto.

Esistono degli stili di meditazione? Quali sono le differenze?

R: Certamente, esistono innumerevoli tecniche di meditazione e, anche oggi, ne continuano a nascere delle nuove. Ognuna si caratterizza per motivazioni e scopi specifici ma possiamo comunque individuarne due grandi tipologie:

  • La meditazione concentrativa/stabilizzante;
  • La meditazione analitica.

La meditazione concentrativa consiste nel “concentrare” la mente su un oggetto di concentrazione (respiro, sensazioni, immagini, emozioni, suoni).

Quando pratichiamo questa tecnica:

  • Osserviamo il nostro oggetto della meditazione;
  • Quando la mente si distrae/sfugge seguendo i pensieri che sorgono presto attenzione a questa distrazione e la accetto, senza drammi;
  • Prendiamo un attimo per comprendere cosa stesse facendo la nostra mente durante la distrazione;
  • Scegliamo di riportare la mente indietro, all’oggetto della nostra pratica concentrativa.

Un esempio di pratica concentrativa è la nota pratica della Mindfulness.

La meditazione analitica si focalizza invece nell’analisi e nell’indagine di insegnamenti derivanti dalla tradizione buddhista come la vacuità e l’impermanenza, il sorgere dipendente, le quattro nobili verità e molti altri insegnamenti preziosi che possiamo coltivare mentre meditiamo.

Lo scopo principale di questo tipo di meditazione, secondo la tradizione buddhista, è quello di eliminare tutti i condizionamenti (samskara), che ci fanno vedere la realtà in modo distorto, per riuscire a vederla senza filtri, per ciò che è veramente.

 

Quando queste illusioni sono eliminate, anche molti altri problemi, le cui radici affondano in Avidya (la non visione, l’ignoranza spirituale) scompaiono per lasciare il posto al benessere psico-fisico.

La meditazione analitica inoltre è quella che conduce anche alla saggezza, che a sua volta permette di avanzare sul cammino spirituale.

Considerata l’origine di radice buddhista indo-tibetana della meditazione riporto qui le tre tecniche di meditazione buddhista più diffuse:

  • Samatha
  • Vipassana
  • Metta

 

Samatha significa “tranquillità” ed è una pratica meditativa che si concentra sullo sviluppo di calmachiarezza ed equanimità. Con la guida e l’impegno adeguati, la coltivazione di queste qualità può portare a una profonda pace interiore.

 

Vipassana è una delle più antiche pratiche di meditazione buddista - da cui deriva anche la più recente Mindfulness - può essere approssimativamente tradotta con il termine “intuizione” intesa come una consapevolezza profonda di ciò che sta accadendo, esattamente come accade.

 

La maggior parte delle pratiche meditative si concentrano su Samatha, in quanto chiedono all’individuo di concentrarsi su una cosa (ad esempio il respiro) ed escludere tutti gli altri pensieri.

Nella meditazione Vipassana l’individuo è incoraggiato invece a usare la propria concentrazione per ottenere una vera comprensione della natura della propria realtà.

Metta, o gentilezza amorevole. Questa forma di meditazione riguarda la compassione, la benevolenza e il risveglio di sentimenti positivi prima verso noi stessi e poi verso l’intero universo.

 

Se ti stai chiedendo qual’è il tipo di meditazione più adatta a te, la mia risposta è la seguente: dipende dalla tua esperienza.

 

 

Se non hai mai praticato nessuna forma di meditazione e la tua mente è piuttosto agitata, penso che sia più opportuno iniziare con quella concentrativa. Suggerisco questo perché, per avanzare nella pratica analitica, è necessaria una mente calma e concentrata, altrimenti lo sforzo di analisi sarà eccessivo e scoraggiante.

Solo quando si riesce a mantenere la mente stabile su un oggetto, si potrà proseguire ad analizzare un insegnamento/concetto.

 

Finché però la mente è agitata, continua a distrarsi od a reagire senza consapevolezza, consiglio di percorrere l’esperienza meditativa stabilizzante.

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credits: @yt_yogatrainer         

L'AUTRICE DELL'ARTICOLO

Stefania (@yt_yogatrainer)

 

Laureata in Economica e Marketing, dopo un Master Universitario in Neuroscienze, Mindfulness e Pratiche Contemplative nella vita insegna yoga e meditazione e si occupa di formazione, sviluppo e valorizzazione delle risorse umane e delle organizzazioni aziendali.

 

Grazie ad una formazione continua in Italia, Indonesia ed in India è insegnante certificata di Hatha Yoga ed Ashtanga Vinyasa Yoga ed è diplomata come Mindfulness Educator e Brain Longevity® Specialist.

 

Alla conoscenza delle diverse complessità che viviamo quotidianamente nel mondo del lavoro che, oggi ancor più, richiede ad ogni livello di attingere a specifiche soft skill di crescita e resilienza, ha unito la passione per pratiche, come yoga e meditazione, rivolte allo sviluppo di uno stabile equilibrio emotivo ed un maggior benessere psico-fisico dando vita al progetto Yoga Trainer.

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