Sei sicuro di sapere se il tuo prossimo acquisto è veramente eco-sostenibile?
Se l’inquinamento ambientale ti spinge ad essere un consumatore più attento, ecco da dove puoi partire.
Capendo anche perché la plastica riciclata non è la risposta al problema.
Tempo di lettura 6 minuti
La prima volta che ho parlato con Marco Benedetti cercavo un parere esperto che mi spiegasse come ideare un tappetino yoga veramente ecologico.
Dopo pochi minuti al telefono con lui ho capito che dovevo fare un passo indietro e aggiustare la definizione di sostenibilità che mi ero costruito negli anni.
Se volevo ideare un prodotto onestamente sostenibile dovevo andare a fondo della questione e non galleggiare nella vaghezza di parole diventate “un trend” e di cui diamo per scontato il senso. Mi sono affidato all’esperienza del Direttore Marco Benedetti perché è un super esperto in materia, il riassunto delle sue qualifiche occuperà le prossime quattro righe dell’articolo!
Marco Benedetti è Vicepresidente dell’associazione nazionale Chimica Verde Bionet, Direttore della ricerca e dello sviluppo della società di consulenza per aziende Green Evolution, membro della redazione dei magazine Ecofuturo e Ecquologia e Coordinatore di Legambiente Turismo in Toscana. Nelle sue parole troverete definizioni chiare che vi aiuteranno a porvi le giuste domande e vi forniranno un piccolo manuale di istruzioni per valutare se un prodotto, una realtà, qualsiasi cosa o situazione sia effettivamente sostenibile.
Definizione di “prodotto sostenibile”
Domanda: Gentile Direttore Benedetti quand’è che un prodotto può definirsi sostenibile?
Risposta: in termini assoluti sarebbe quando il materiale - per quantità e qualità - che preleviamo dall’ambiente e il materiale che re-immettiamo in ambiente hanno funzionalità tali da poter essere nuovamente utili non solo all’uomo ma al sistema vitale del Pianeta. Purtroppo ci sono materiali che vengono dalla nostra attività (antropica) come i gas serra prodotti in questa quantità e in questo breve tempo, che alterano quel sistema grazie proprio al quale l’uomo moderno ha trovato le migliori condizioni per uno sviluppo diventato però incontrollato.
Sostenibile /so·ste·nì·bi·le/ “materia prelevata dall’ambiente che quando viene restituita è ancora utile per il pianeta”
Questa incapacità di prevederne le reazioni e quindi controllarne gli eventi non è stata una mancanza scientifica (che ha lanciato messaggi a ripetizione negli anni) ma una mancanza tutta politica se per politica si intende il governo dei popoli e per questi includere anche finanza ed economia . L’egoismo e la mancanza di senso critico hanno fatto il resto.
Quindi oggi si può parlare di sviluppo sostenibile come obiettivo per non alterare ulteriormente questo equilibrio ma per essere tale occorre sia misurabile: “più sostenibile di….”. In molti casi manca il dato di riferimento che lo dovrebbe stabilire una norma per essere credibile.
Sostenibilità e legislazione D: Spesso parliamo di Greenwashing, ovvero di come per fare pubblicità si possa usare un lessico ecologico per attirare i consumatori, nascondendo il vero impatto ambientale legato a quel prodotto.
Esiste una normativa che sancisce che un prodotto si possa definire sostenibile?
R: esistono norme che agevolano lo sviluppo di prodotti “più sostenibili degli attuali” come per es. nelle coltivazioni agroalimentari con tecnologie e metodi che chiamiamo “biologico”.
Il dato di sostenibilità non dovrebbe però solo esprimere un valore legato alla prima parte di un ciclo vitale come il processo di produzione di un bene ma dovrebbe comprendere anche tutto il resto del ciclo dalla fabbrica al negozio, dal negozio alla casa, dalla casa come rifiuto e quale rifiuto, al sistema di trattamento e recupero della materia prime, che diventa materia secondaria ovvero una materia rigenerata, riciclata o riusata come prevede la stessa EU nelle varie direttive (come la SUP per la riduzione dell’impatto dei prodotti monouso plastici entrata in vigore il 3 luglio dopo 2 anni, approvata dal Parlamento ma non ancora messa in atto dal governo con i decreti attuativi).
“In natura tutti i cicli sono circolari, mentre l’uomo preleva restituendo rifiuti che la natura non conosce e che non può smaltire”
Progettare secondo lo schema di economia circolare significa questo; in natura tutti i cicli sono circolari, dall’albero che cade nella foresta e viene utilizzato dalla biomassa della terra, dall’acqua e dall’aria, alle deiezioni degli animali che rivitalizzano la biomassa presente nei terreni. Mentre l’uomo ha prelevato dalla natura ma prodotto beni che la stessa non conosce e quindi non degrada come la plastica e gli effetti se ne vedono.
“I rifiuti sono la prova del fallimento del credo in una crescita infinita.”
Anche gli economisti hanno fallito in questo non prevedendo la circolarità ma solo la crescita infinita (in un pianeta grande ma comunque finito) ne vediamo le conseguenze: recuperare e smaltire o riutilizzare quei materiali che la natura non riesce a smaltire costerà carissimo alla stessa umanità che abboccando al loro credo ha creato una massa immensa di rifiuti che di fatto sono una inefficienza del sistema. T
Tuttavia non paga chi ha spinto verso questo che oggi ci sembra un baratro ma paga la generazione attuale e soprattutto pagherà quella futura. Siamo stati cicale che non ammettono di esserlo.
Prodotti in plastica riciclata D: Ha senso acquistare un prodotto derivante da bottiglie riciclate PET?
R: il problema vero non è utilizzare o no materiale come il pet riciclato ma piuttosto se abbiamo bisogno di produrre e consumare 15 miliardi di bottiglie di pet l’anno solo in Italia che ha più fonti naturali di tutti gli altri Paesi della EU messe insieme
“15 miliardi di bottiglie di pet l’anno solo in Italia”
Ricercare soluzioni tecnologiche per non sprecare il valore della materia prima è sempre utile. La domanda non è se la tecnica ci aiuta ma se siamo educati a pensare prima di fare un’ azione o solo a prendere oggetti senza farsi domande.
“La risposta sta nel consumo e uso consapevole prima ancora che nelle soluzioni tecnologiche”
Hanno vinto gli psicologi ( del marketing n.d.r) che hanno fatto leva sulle debolezze dell’uomo per utilizzare di più di quello che serve;
Guarda il caso dei consumi alimentari: la EU stessa ci dice che abbiamo 88 miliardi di kg l’anno di scarto alimentare e il 40% della popolazione in sovrappeso ma poi finanzia pesantemente la produzione di cibo come se non bastasse mai, anziché obbligare a fare cibo migliore e consumarne il giusto per la salute nostra come quella del Pianeta sovra sfruttato.
Coi nostri scarti si debellerebbe la fame che tuttora esiste nel Pianeta. Quello sarebbe sostenibile.
La Menzogna della sostenibilità
“La più grande bugia è la definizione stessa di sostenibilità”
D: A suo parere quale è la più grande bugia sulla sostenibilità che viene raccontata?
R:La più grande bugia è la definizione stessa di sostenibilità che circola dall’industria al commercio alla politica, senza dirti quale è il parametro di riferimento così che tutto è più sostenibile anche se lo migliori dello 0,000001% (che tecnicamente è vero) ma illude sui progressi quando ci sono altri che lo stesso prodotto lo hanno reso più sostenibile per es. del 70% per non di dire di più e che la legge mette sullo stesso piano mentre il commercio lo mette fuori gioco solo perché economicamente costa di più sullo scaffale. Spiegare alla gente la verità, non premia, purtroppo, nel linguaggio dell’economia.
Qui si conclude questa chiacchierata, ringraziamo moltissimo Marco Benedetti per la disponibilità a rispondere alle nostre domande.
Dopo aver riflettuto su queste risposte ci pare chiaro che la responsabilità di fare la differenza è ancora affidata molto ai singoli che si devono informare (non senza sforzi) e con le loro scelte di acquisto o scegliendo di acquistare meno e meglio possono portare le aziende a fare scelte sulla produzione.
Se smettiamo di comprare bottigliette d’acqua, smetteranno di venderle.
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